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Torino
trema, arriva il Crema!!!. Era questo
l’annuncio fatto a tre settimane
dall’appuntamento. Gli allenamenti
procedevano egregiamente, i due lunghissimi
da 36 km, corsi entrambi ad una media di
4.30 senza problemi, la mezza di Cremona
corsa a 3.57 e conclusa brillantemente, mi
accreditavano di buone possibilità di poter
correre la maratona di Torino al 4.15, ed
infrangere finalmente l’agognato muro delle
tre ore. Questa volta anche i più scettici
parevano ottimisti, ed i mercati
rispondevano positivamente. Le industrie
produttrici di “creme” registravano un
incoraggiante, più 2,59%, e lo spread nei
confronti dell’agguerrito Soldatino (noto
anche come “Il furfante di Cremona”) aveva
raggiunto il minimo storico. Ero talmente
fiducioso, che la cosa che più mi
preoccupava, era il non poter mantenere la
promessa fatta “parecchi anni fa” alla mia
ingenua consorte: “Crociera sul
mediterraneo” il giorno che scendo sotto le
tre ore!!! Anche lei aveva intuito che
questa poteva essere “quella giusta”, ma per
scaramanzia, negli ultimi giorni non
sfogliava nemmeno più il catalogo” Costa
crociere”, ma si aggirava nervosamente per
casa agitando un volantino dell’Eurospin.
Vista la crisi economica avrei dovuto
sostituire il viaggio con una scatola di
Gianduiotti, ma il timore che potessero
risultare indigesti, era più che fondato. Se
li trovavo, li avrei acquistati a forma di
barchetta per renderli più digeribili.
Purtroppo nella fase cruciale della
preparazione –Il test maratona da svolgersi
15gg prima- cominciano i problemi. Dei 21km
previsti da correre a ritmo del 4.15 riesco
a malapena a correrne 18, e le ultime due
settimane di ”scarico” sono tra i periodi
più bui della mia esistenza. Nelle
tranquillissime sedute di lento da 10/12km
fatico tremendamente a tenere il passo del
mio nuovo compagno di allenamento: il Coscia
Pallida. Una situazione questa , che oltre a
procurarmi un certo disagio sociale, mi
allarma. Il Coscia sarà presente in quel di
Torino, ed un qualsiasi podista di
medio-basso livello, sa che sarebbe meno
doloroso farsi torturare, piuttosto che
giungere al traguardo dopo di lui. Questo
però è niente, se messo a confronto con quel
bambino che in palestra , mentre giocavo con
il mio piccolo Ale, mi aveva chiamato
“nonno”. Si parte il sabato con la famiglia
al completo, destinazione Torino, dove
saremo ospiti “graditi” presso amici
carissimi (quando ci ospitano!). Il 12/11 è
anche il compleanno della mia venerata
sposa, e nonostante la crisi finanziaria
imperversi, riesco a stanziare la bellezza
di trenta euro per il regalo. E’ una
incredibile sorpresa quella che mi riserva
il “ravanare” in una giacenza del pacco gara
riservato agli iscritti all’ultima “Corri
sulla Quisa”: un tubetto di crema idratante
con la vistosa scritta, AUGURI. Oltre alla
crema le regalo anche un sacchetto di fave,
ed un quartino di Taleggio, visto che erano
settimane che lo desiderava, ma causa
“preparazione maratona” lo avevo cancellato
dalla lista della spesa. Una tale sobrietà
in tempi di crisi, merita sicuramente un
plauso. Approfitto quindi del disavanzo di
oltre 20 euro per farmi anch’io un regalino.
Mi lascio abbindolare dal socio Fò di pe
Walter, ed acquisto un paio di calze a
“compressione graduata” che promette
facciano miracoli. Gli faccio notare quanto
sia “ anomalo” che una ditta di “calze
tecnologicamente avanzate” si affidi a lui
come unico distributore per l’Italia, visto
che da quando lo conosco, è “saltato” a
tutte la maratone a cui ha partecipato.
Questa volta mi risponde con sincerità,
ammettendo che le calze sono garantite fino
al 35 km, poi dipende dall’allenamento. Sono
sincero anch’io, e gli prometto che se
dovessi saltare prima del 35, utilizzerò le
calze per praticare la “compressione
graduata” direttamente sulla sua giugulare.
Raggiunta Torino nel primo pomeriggio, mi
reco in centro dove è allestito l’expo
maratona , e ritiro i pettorali per tutti i
compari. Già che ci sono ho la malaugurata
idea di ritirare anche i pacchi gara, sei
pesantissimi zainetti che mi demoliscono
braccia e collo dopo una camminata
chilometrica. La notte del pre gara è un
incubo. Le ingiurie della piazza, rivolte al
“povero” Silvio dimissionario, oltre a
togliermi il sonno mi impediscono di
digerire il prosecco stappato per il
medesimo motivo, e come se non bastasse, il
letto riservato agl’ospiti ( materassino
matrimoniale) si sgonfia misteriosamente nel
cuore della notte,
mandandomi
letteralmente al tappeto. Dopo la notte
insonne, la domenica mattina perdo il tram
per una manciata di secondi, e dopo 20
minuti di attesa all’addiaccio, finalmente
raggiungo una Piazza Castello
straordinariamente bella, che segna partenza
ed arrivo della maratona. Consegno i
pettorali ai picciotti Velo, Cucciolo,
Soldatino, Ale, Coscia e Pirata Giacomino.
Durante il riscaldamento, finalmente ecco un
colpo di fortuna. Esco da un parco dove ho
espletato un bisognino, e mi rendo conto di
aver calpestato una “merda gigantesca” che
sborda da entrambi i lati della mia scarpa
sinistra.. Dicono porti bene. Ovvio che
siano sempre gli altri a dirlo! Mi reco
diligentemente alla partenza una ventina di
minuti in anticipo, per evitare la ressa. I
”due furfanti” Coscia e Soldatino me la
fanno un'altra volta sotto il naso. Dopo
aver cazzeggiato fino all’ultimo, poco prima
dello sparo li vedo in prima fila che mi
salutano calorosamente. Grrr!!! Oltre
tremila gli iscritti, giornata soleggiata,
clima ottimale, pubblico numeroso e caloroso
per questa maratona valevole anche come
campionato italiano. Si parte!!! Primi km
cautela, verso il 4km lascio Pirata, Ale,
Coscia e Soldatino, e punto al gruppetto
capitanato dai palloncini delle tre ore,
dove erano presenti Velo e Cucciolo. Verso
il 10km li raggiungo, ma subito mi rendo
conto che quello non poteva essere il mio
ritmo maratona. Di gia? Purtroppo si!! Ho
nuovamente sbagliato qualcosa, sono arrivato
all’appuntamento in pessime condizioni.
Rivivo le stesse sensazioni provate in
primavera alla vigilia della maratona di
Piacenza, ottimi riscontri durante la
preparazione, poi un improvviso declino
nelle ultime due settimane. Unica
differenza, che allora nonostante una lepre
personalizzata ( pagata profumatamente!) con
la dissenteria, ero stato nel gruppo delle
tre ore fino al 32km. Nonostante un evidente
calo di ritmo, passo alla mezza in 1.30.30
ma in palese difficoltà. Le gambe non girano
come vorrei, accuso diversi dolori, ed oltre
ad aver capito che nemmeno questa sarà
“quella giusta”, sono seriamente preoccupato
per quello che mi aspetta nella seconda
parte. Rallento notevolmente e cerco solo di
limitare i danni e chiudere in salute. Al
25km il crollo. Comincia la salita, fitte
alla milza ed indurimento del flessore
sinistro. Che la Via Crucis abbia inizio!!!
Per me che frequento raramente la Chiesa, la
sofferenza è doppia! Fatico a tenere il 5 al
km. Dal 27 km al 35km ricevo anche quattro
dolorose pugnalate. La prima la infligge il
Furfante Soldatino, che mi passa in
scioltezza al 27km. Al 28km comincia la
discesa, dove speravo di ripigliarmi un
attimo. Niente da fare, una fitta improvvisa
( diaframma?) mi costringe ad correre con
quattro dita infilate sotto le costole per
attenuare il dolore. Verso il 30km arriva la
seconda pugnalata (la meno dolorosa) il
sorpasso da parte di Ale, che quanto meno
cerca di spronarmi a non mollare. Al 33km il
fendente che ti stende, vengo raggiunto e
superato dal Coscia Pallida, smorto come non
mai ma ancora in grado li lanciare battute..
La vera tragedia si consuma però nei pressi
del ristoro del 35km. Sosto un attimo per
gustarmi un pezzo di banana in santa pace e
scambiare quattro chiacchiere con i
calzettoni a “compressione graduata”, quando
ad un tratto.. .eccolo lì, sopraggiungere ad
ampie falcate e sorriso beffardo, il Pirata
Giacomino. Qui non si tratta più di
pugnalata, ma di un autentico colpo di
mannaia che abbatterebbe anche un elefante.
Trattengo a stento le lacrime. Riprendo
comunque a correre al “passo del porcello”,
oltre la milza, l’adduttore, e il diaframma,
si aggiungono: un principio di crampi al
polpaccio destro, una fitta nella zona
inguinale, un indolenzimento alla pianta del
piede sinistro, ed un altro “dolorino” che
in questo momento non rammento la zona di
provenienza. Unica nota positiva, ho trovato
finalmente quello che è considerato
l’elemento base per correre bene la
maratona: il ritmo regolare. Per me
il
5.30km!!! Quando vedo il cronometro segnare
le tre ore ( dovrei aver già tagliato il
traguardo) sono ancora al 38km. Nel
frattempo, giungono voci, che in prossimità
del traguardo, un avvenente signora era
stata colta da una crisi isterica, e
scagliava violentemente biscotti
all’indirizzo dei maratoneti che chiudevano
oltre le tre ore. I bene informati
assicuravano però che non si trattava di
biscotti, bensì di fave. Gesto
incomprensibile questo, dato che la signora
era stata notata pochi attimi prima,
serenamente seduta sul marciapiedi mentre
mangiava pane e taleggio. Avevo il sospetto
che al mio passaggio sarei stato raggiunto
sulla fronte da un tubetto di crema con la
vistosa scritta“AUGURI”. Finalmente il
cartello “ultimo chilometro”. Sento in
lontananza le urla di incitamento da parte
dei miei figli e degli amici, ma in
sottofondo non mi sfuggono gli insulti della
mia “infuocata metà”. Decido di fermarmi, e
regalarmi una foto in compagnia della mia
adorata famiglia, cosi che oltre agli
insulti di mia moglie si aggiungevano quelli
di mia figlia che mi intimava di proseguire
per non peggiorare una classifica fin troppo
compromessa. Inaspettatamente la mia scelta
viene apprezzata dal folto pubblico
assiepato oltre le transenne, che vede in me
il papà esemplare, disposto a perdere
secondi preziosi pur di sostare un attimo
con i propri cari. Lo scroscio di applausi e
le”meritate” urla “bravo-bravo” mi
commuovono, e mi danno la spinta per
percorrere il rettilineo finale che
attraversa una Piazza Castello gremita di un
pubblico meraviglioso che ti aiuta a
ritrovare la dignità perduta. Negli ultimi
metri trovo anche lo stimolo per effettuare
una “misera” accelerazione e concludere
sotto le 3.20, una disastrosa maratona, che
mi ha visto comunque, dare TUTTO quello che
avevo. Resta per me il mistero, di come quel
“tutto“ sia così “vergognosamente “ poco”.
CREMA |
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