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Fin
dai giorni seguenti l’infelice maratona di
Torino, nutrivo il sospetto che mia moglie
non credesse più al miracolo: il muro delle
tre ore. L’amara conferma l’ho avuta l’altra
sera, quando, rincasando in leggero ritardo
dall’allenamento, ho trovato seduto a tavola
al mio posto, il “folletto”, che stava
ingordamente aspirando il mio risotto ai
porcini. Dopo un vivace battibecco, sfociato
presto in lite ( lui aveva sempre negato che
gli piacessero i funghi!), solo il
provvidenziale intervento di mia figlia
aveva evitato il peggio. Questa volta ero in
procinto di tagliargli la lunga e snodata
gola e farla finita definitivamente. – Papà,
se lo elimini, la mamma ne comprerà uno
nuovo!- Messo di fronte ad una simile
minaccia ho ritrovato presto la ragione,
l’ho rinchiuso nel ripostiglio, intimandogli
solo di non farsi più trovare in giro
all’ora di cena.. Come potevo affrontare
nuove sfide in un clima così ostile? Lei, la
mia amata, minacciava pure di chiudermi
fuori, se l’avessi nominata un'altra volta
nei miei resoconti, facendole fare la figura
della tonta. Ho dovuto portarla in pizzeria
(LEI ai gamberetti!!!) e cercare di
persuaderla, che la sua “figura” non è come
lei crede, quella della tonta, ma bensì,
quella dell’eroina che lotta contro il
maratoneta malvagio, ed aver fiducia sul
lieto fine. Non era del tutto convinta, ed
ho dovuto ricorrere al dolce ( si è pappata
un tiramisù) per fugare gli ultimi dubbi, ed
ottenere il via libera per la maratona di
Reggio Emilia.. Pur accantonando l’idea
delle tre ore, non potevo certo trascurare
la scommessa di inizio anno fatta con il
Walter, noto anche come Hulk, per via della
sua corsa “soffice e garbata”. Chi fra i due
registrava il peggior tempo in maratona ,
avrebbe dovuto offrire pizza e “buone
bottiglie” a tutti i fedelissimi Fò di pe,
che il lunedì sera si ritrovano abitualmente
in sede. Fedelissimi non particolarmente
numerosi (8/10), ma che già promettevano di
presentarsi con le rispettive famiglie,
lasciate appositamente a digiuno. Al 27/11
lui “vantava” 3.14.15, io 3.14.23, così
aveva deciso la sorte! Il Walter ha
trascorsi di buon podista, (1.17 in mezza
2.53.in maratona) e di ottimo triatleta, ma
sono ormai anni che si è smarrito, e si
angustia qua è là con modestissimi
risultati. Ha ritrovato la giusta dimensione
solo recentemente, grazie al commercio delle
“calze a compressione graduata”, e afferma
entusiasta, che ora anche il figlioletto si
addormenta sereno, con la fiaba del “Calzino
magico”. Prima di iscrivermi per Reggio
Emilia, decido comunque di effettuare un
test, onde evitare la medesima esperienza
vissuta la scorsa primavera dopo la
drammatica maratona di Piacenza. La voglia
di riscatto mi aveva spinto dopo solo 4
settimane a Russi, per la maratona del
Lamone: catastrofe!!! Il test, dopo aver
subito pressioni ed abusi psicologici da
parte del Coscia Pallida, è da svolgersi
alla non competitiva di Osio. Percorso
scelto: giro da 7km, più uno da 21km.
Propongo: i primi 14km in gruppo al 5, i
successivi a 4.15/4.20. Una volta giunto
all’arrivo, dopo aver consultato il
cronometro e valutato le condizioni fisiche,
avrei deciso il mio destino. Come da
programma, dopo 1.10h abbiamo percorso la
prima parte al 5, senza problemi, arriva ora
la parte più impegnativa. Allungo subito,
passando uno ad uno il gruppo Fò di pe e mi
porto a ridosso del Soldatino, l’unico che
non voleva saperne di farsi superare. Dopo
il primo km al 4.16, inesorabile declino,
seguono in ordine: 4.27, 4.50, 5.11. Non
trovo la forza per spingere ( un po’ l’avevo
sprecata precedentemente nel bosco, per un
bisogno impellente), e sento di avere le
batterie completamente scariche. La piaga di
Torino è ancora aperta, e i “dannati” ne
approfittano per lacerala ulteriormente.
Oltre a non aver nemmeno raggiunto il
Soldatino, vengo passato e deriso da Coscia,
Ale, Pirata e Vengo col tempo. Già questo
basterebbe a rendere la domenica
disgraziata, ma non è finita. Il Grisù che
mi chiede strada, equivale a cospargere la
ferita di sale, mentre il sorpasso da parte
di Battiato, è la spruzzatina di aceto.
Brucia da morire… Deprecabile quest’ultimo,
che sapendo del mio momento difficile, si
era messo degli occhiali da sole, per avere
più carisma e sintomatico mistero. Resto
solo, depresso e amareggiato, lungo i
sentieri infangati che costeggiano il
Brembo. Ormai il vaso è pieno, manca solo la
goccia che lo faccia traboccare ( che
puntualmente arriva). Giro in solitario a
5.20 circa, ed impiego oltre un km per
raggiungere un “poveraccio” conciato peggio
di me. Una volta raggiunto, dopo alcuni
metri di “battaglia” spalla a spalla riesco
a scrollarlo e distanziarlo di alcuni
centimetri. E’ in questo momento (nel quale
sono tra l’altro moderatamente soddisfatto),
che da un gruppo di ciclisti, uno si stacca,
e dopo avermi affiancato e fissato con occhi
misericordiosi, esclama: -Vuoi dell’acqua?-
Giravo al 5.15, sudatissimo, indolenzito, e
facevo pure pena ai passanti. Giungo solo e
sfinito al traguardo, tra gli incitamenti
del “ Meringa” ( addetto al percorso). Visti
i tempi, e le condizioni fisiche, come il
buon “ Silvio” decido anche io di fare un
passo indietro e farmi da parte, per il bene
del paese e del Walter. I tempi sono
cambiati, e coi tempi che corrono, non è più
tempo di sognare.
CREMA |
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