 |
La
primavera era ormai alle porte e anch’io
come molti, ero in attesa del cinguettio
delle rondini. Dall’inverno ero uscito con
le ossa rotte. La maratona di Piacenza
(06/03) che avrebbe dovuto proiettarmi nel
segmento medio-alto della categoria
“maratoneti amatoriali”, (maratoneta
“evoluto” era il termine che sognavo) si era
conclusa drammaticamente, tramutandomi in
oggetto di scherno insieme alla mia povera
lepre. Pochi gli attestati di stima: in
verità uno solo, da parte del comprensivo
Ale. Anche l’essere diventato una “firma
prestigiosa” del sito Fò di pe, mi aveva
portato più grattacapi che soddisfazioni.
Avevo si, scavalcato una leggenda del
giornalismo podistico provinciale come il
Forvezeta, (al quale era rimasta a destare
qualche interesse solo la rubrica ”Come
risparmiare all’estero”) ma vuoi mettere le
noie? Una querela sfiorata per diffamazione,
intimidito minacciosamente da un podista che
si sentiva perseguitato e toccando l’apice
con la bella “Testolina” che mi toglieva
addirittura l’amicizia su Facebook.
Quest’ultima tegola, oltre a recarmi
sofferenza mi provocò anche un eritema.
Infine l’unico ammiratore sconosciuto (tale
Sandro) che a volte tramite il sito si
complimentava per i miei articoli, erano
mesi che non si faceva sentire. Al ritorno
da Piacenza a mia moglie avevo detto
basta!!! E, nonostante gli esperti
suggerivano:--Ora riposati, il prossimo
autunno ci riproverai!— la voglia di
riscatto era parecchia. L’ideale sarebbe
stato riprovare alla maratona di Milano
11/04, ma purtroppo in quella data si
celebrava la confessione di mia figlia
Francesca. Andare troppo in là poteva
significare rovinare la stagione estiva, che
sarebbe cominciata con il Fosso il 06/05.
Bisognava dunque studiarla bene! Incredulità
e un senso di smarrimento, colsero
l’impreparata moglie alla mia proposta di
trascorrere il primo fine settimana di
aprile nella meravigliosa Ravenna, per
ammirare i famosissimi mosaici bizantini. Mi
spingo oltre –Ci si potrebbe fermare anche
il lunedì per una giornata al
mare!—risposta:--Ma hai bevuto?-- Una breve
e veloce ricerca su internet,porta la
consorte a conoscenza ((furba!) che in quel
fine settimana in provincia di Ravenna era
in calendario la maratona del Lamone. -- OK,
piuttosto che stare qua! (saggia!)-- Bene,
il più è fatto! Sono 3 i punti cardine per
affrontare questa sfida. 1)Non dirlo a
NESSUNO. 2)Riporre nel cassetto il “sogno” h
2.59.59. 3) Evitare categoricamente
l’ingaggio di una lepre. Mi affido ad una
tabella chiamata “Una dopo l’altra”
pubblicata su una rivista specializzata, da
Orlando Pizzolato, e rivolta proprio a chi
volesse correre una maratona a distanza di 4
settimane dalla precedente. Una tabella poco
impegnativa, vista la breve distanza tra le
due, con una sola raccomandazione: ”ascolta
il tuo corpo”. Le prime due settimane di
scarico trascorrono tranquille,(ok,mi
iscrivo) ma le due ore lento inserite al
14gg si rivelano più sofferte del previsto.
Il mio corpo cominciava a mandare segnali
inquietanti. Durante la terza settimana, la
voglia di riscatto si era già affievolita,
fino a scomparire definitivamente alla
quarta, per lasciar posto alla ragione.
Capisco che è un azzardo e non ho voglia di
soffrire ancora, ma ormai è troppo tardi. La
sensazione che dalla maratona del Lamone
potessi uscirne a fette (anzi a fettone),
era più che fondata. Il giorno prima della
partenza (Venerdì 01/04) incrocio l’amico e
compagno di allenamento Gianbattista. Il
mercoledì l’avevo abbandonato a metà corsa
per una contrattura e per la sera stessa
avevo dato forfait perché muscolarmente
provato. Gli dico che avrei trascorso il
fine settimana al mare con la famiglia.
Sembrava felice. Forse il non dover sorbirsi
le mie lamentele per qualche giorno, gli
aveva fatto ritrovare il sorriso. Anche da
lui una sola raccomandazione:--Laga a cà i
scarpe però!— Si parte, destinazione Milano
Marittima. Il programma prevedeva: sabato e
domenica mare, lunedì Ravenna. Il sabato
pomeriggio (giornata splendida ) dopo un
abbondante pranzo a base di pesce, tutti in
spiaggia. La sera pizza e poi tutti a nanna.
La tensione pre-gara mi toglie il sonno e mi
porta nel cuore della notte ad accendere la
TV. Su un canale locale mi imbatto in un
interessante programma che cattura la mia
attenzione: ”Magico ambo” (e poi dicono che
la televisione è spazzatura). Il simpatico
conduttore garantiva con assoluta certezza
che il numero magico della settimana era il
3. Mi è sembrato sincero, mi sarebbe
piaciuto prendere spunto per la gara. Se mai
mi fossi trovato in stato di grazia e avessi
sentito il cinguettio delle rondini,
obbiettivo maratona: h 3.3.33. Ci vogliono
35/40 minuti per raggiungere Russi,(dove è
prevista la partenza della maratona alle ore
9.00). Sveglia alle 6.45 tra il cinguettio
delle rondini che mi mettono di buon umore.
Vado per consumare quella che era definita:
una “ricca colazione a buffet”, ma scopro
che si serve solo dopo le 7.30: troppo
tardi, non voglio rischiare, sono nero.
Raggiungo Russi senza difficoltà, trovo
parcheggio nelle vicinanze, ritiro il
pettorale e vado a far colazione (grrr).
Tutto ben organizzato. Partenza e arrivo
nella piazza principale. Si parte, bastano
pochissimi chilometri per rendermi conto che
non ero in “stato di grazia” e la
temperatura ( alle 10 ci c’erano già 20°)
non era l’ideale per una maratona. Mi
aggrego ad un gruppetto che gira a
4.20/4.25. Alla mezza si passa a 1.32.40,e
sono già in affanno. Il percorso è piatto e
si snoda prevalentemente tra la campagna,
dove le coltivazioni di pesche, con i loro
caratteristici fiori rosa conferiscono al
paesaggio una pennellata di colore tenue, ma
caldo (E chi se ne frega…quando soffri non
c’è paesaggio che tenga…). Oltre al caldo,
ad infastidire ci si mette pure il vento
contrario, che soffia impetuoso contro il
mio povero fisico ormai allo strenuo delle
forze. Al 27km il gruppetto si è
completamente sgretolato, siamo rimasti in
due, ma io rallento bruscamente, comincio a
girare a 4.50. Questa era la conferma che
non si trattava di allenamento, ma di
affaticamento. La mia gracile muscolatura è
stata spremuta fino all’ultima goccia, lo
sapevo….Per orgoglio mi prometto di non
fermarmi, anche a costo di girare a
5.30/6.00, ma al 33km un podista sfinito,
fermo al lato della strada mi fissa con quei
suoi occhioni intrisi di delusione. Non
reggo e per solidarietà mi fermo anche io.
Ormai si trattava solo di gestire la
sofferenza. Obbiettivo massimo h3.33.33.
Alterno 8/10 minuti di corsetta ad un paio
di minuti di camminata (per ammirare le
piantagioni di pesche), giungo stremato al
traguardo in h3.22.35. Non credo ai miei
occhi quando, alla riconsegna del pettorale,
oltre alla medaglia, maglietta, ed un
grazioso quadro (pacco gara) mi vedo
consegnare una borsa colma di generi
alimentari perché classificato 26° di
categoria (77° assoluto). Unica “piaga” le
docce: una, dico una doccia per tutti i
partecipanti. Dopo essere rinsavito, un
piatto di pasta ed un bicchiere di vino
consumati velocemente. Non volevo tardare
troppo, mia moglie si sarebbe preoccupata:
avevo io il bancomat. Al rientro nessuna
parola di conforto e nessuna critica, ma i
complimenti perché finalmente portavo
qualcosa di concreto: il cibo. Euforia ed
entusiasmo accompagnavano addirittura la
scoperta dei succhi di frutta all’interno
della borsa, che andavano a meraviglia per
chetare la sete del piccolo. Anch’io
riuscivo a ritrovare il sorriso
nell’estrarre una bottiglia di rosso. Il
tempo di risistemarsi e via, di nuovo in
spiaggia. Sarà perché le ultime maratone
sono state delusione e sofferenza, sarà
perché mi ero steso sulla sabbia in una
giornata meravigliosa, sarà perché il
piccolino dormiva e la moglie taceva, sarà
perchè la settimana seguente sarei stato in
ferie, ma stavo scoprendo, che anche stare
in famiglia, tutto sommato non era poi così
male.
crema
|
 |