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Come
se non fossero bastati i risultati
sconfortanti dell'ultima maratona e dei
successivi test, si era aggiunta anche una
fastidiosa fascite plantare a sancire il
definitivo stop a questo tormentato fine
stagione. Vista l'impossibilità di correre,
il mio editore mi aveva costretto ( tra le
mie imprecazioni) a dedicarmi alla
letteratura per migliorare il lessico.
Quella sera, ero immerso nella lettura del
capolavoro di Victor Hugo, “I miserabili”,
quando improvvisamente, sentìi bussare alla
porta. Casualmente, erano proprio loro,
Coscia pallida, e Soldatino. Portavano buone
notizie, finalmente! Per solidarietà nei
miei confronti, il Forvezeta aveva scelto di
chiudere l'anno con un infortunio. Impegnato
ai fornelli, era salito sullo sgabellino per
verificare la cottura dei “Quattro salti in
padella”, ma si era lasciato coinvolgere,
tant'è che il quarto ed ultimo salto gli
erano costati il quinto metatarso del piede
destro, e la frattura dei tre femori
dell'incolpevole sgabello. Per il Forvezeta
35gg di gesso, per lo sgabellino tre lunghi
e dolorosi chiodi, un filo di silicone, ma
niente ingessature. Questa la diagnosi
dell'esperto falegname, Pirata Giacomino
(ardita la scelta del silicone!) Per le
fratture ossee, la ”fortuna” voleva che nel
gruppo fosse presente un tecnico di
radiologia: il Virus. Era stato proprio lui,
oltre che a diagnosticare, a rincuorare il
Forvezeta, ricordandogli che tutto sommato
si era solo fratturato la metà del quinto
tarso. Per illustrare meglio l'infortunio
era ricorso alla metafora della mela divisa
in due, e successivamente spezzata in
metà-torsolo, ma il Forvezeta non l'aveva
colta ( effettivamente non era così
semplice). Le serate scorrevano tristi e
malinconiche, ed il mio unico passatempo era
quello di posizionarmi in compagnia del mio
nuovo amico (il folletto) davanti alla porta
finestra che dava sulla strada, ed osservare
i podisti in transito. Mi mancava
immensamente il passaggio del Grisù, che
proprio in quei giorni aveva cambiato
residenza, trasferendosi da Paladina a
Clanezzo. Con lui (aprendo la finestra) si
sarebbe potuta tenere una discreta
conversazione, considerando il passo... Non
passava più nemmeno il Forvezeta, che con le
stampelle temeva il fondo sdrucciolevole.
Vedevo solo il Pirata Giacomino, che si
divertiva a buttar giù le pecorelle del mio
piccolo presepe, posto sulla colonnina della
Telecom posizionata all'ingresso di casa.
Questo forzato stop, speravo portasse almeno
quiete in famiglia. Macchè!!! Prima si
lamentava perchè trascuravo i figli per
andare a correre, poi non mi sopportava
perchè stavo in casa, ma guardavo chi
correva. Valle a capire... Il dopo cena era
comunque dedicato esclusivamente alle
creature. Spesso in compagnia di mia figlia
Francesca, si sfogliava l'almanacco Fò di pe,
che riportava i best-time di tutti soci, e
ci si divertiva a riguardare i “personali”
del Virus, al quale avevamo anche dedicato
due righe nella letterina per S.Lucia.
Finalmente ecco la sera del 12/12. Rientro
presto dalla sede Fò di pe, dove si erano
tenuti i festeggiamenti per i personali
conquistati a Reggio Emilia da Soldatino,
Coscia, e Cantiniere (pessime le sue due
bottiglie) mentre lo sfortunato Crema aveva
offerto la bellezza di sei pizze, causa
scommessa persa. L'attesa era stata lunga ed
estenuante, ma nel cuore della notte,
finalmente eccola arrivare. Stupore e
delusione, nell'apprendere che l'asinello
non c'era. Infortunato pure lui. Pare avesse
ricevuto una violenta stampellata sulla
schiena da un “bimbo” deluso, che si era
visto recapitare un malleolo, anziché il
desiderato metatarso. Inutili erano stai i
tentativi dell'equino, di calmare
l'indemoniato “ pargoletto”, giustificando
S.Lucia col fatto che nell'ultimo periodo
avesse problemi di vista.. Poco male, la
Santissima era riuscita comunque a trovare
un sostituto: il Grisù. Si erano incontrati
poco prima, all'altezza dell'ingresso della
sede Fò di pe. Lui stava uscendo
completamente ubriaco dopo i festeggiamenti
dovuti all'iscrizione nel gruppo di una
femmina (Sara, benvenuta!), lei brancolava
qua e là in evidente difficoltà, trascinando
il carretto. Lui chiedeva un passaggio per
Clanezzo, lei un aiuto per le consegne. Lui
le avrebbe regalato un paio di occhiali, lei
il camioncino dei Pompieri. Aveva vinto lei!
Li avevo fatti salire in casa, e mentre il
Grisù per smaltire la sbronza si sgolava una
ciotolina di latte e masticava due
foglioline di rucola, la Lussy depositava i
pacchi sul tavolo. Chissà se le mie
richieste saranno esaudite!! Sulla letterina
avevo scritto parecchio. Due polpacci, due
flessori, e due quadricipiti femorali tutti
nuovi, oltre ad un paio di Mizuno bianche e
azzurre. Non nascondo un briciolo di
delusione nello scoprire che non mi aveva
portato neanche un muscolo, e le scarpe
erano Asics giallo-nere (doveva essere per
via di quel problema legato alla vista).
Aveva cannato anche col mio piccolo Ale, al
posto del fortino aveva portato il trenino.
Meglio così non avevo voglia di “Soldatini”
tra le palle! Un sospiro di sollievo l'avevo
tirato invece, nello sbirciare il pacco di
mia moglie. Il cofanetto che custodiva la
serie completa in d.v.d del telefilm “Love-
boat” era splendido. “In più” le avevo
lasciato anche un vassoio di zuccherini, e
un fustino da 5L di acqua demineralizzata
per la stirella. Non poteva certo
lamentarsi! Simpatica anche la bambola per
mia figlia. Era una novità, si chiamava
Coscia pallida, ed andava presa a sberle
perchè prendesse colore. Mentre stavamo per
salutarci, (dopo che si era bevuta un
bicchierino di collirio) restammo colpiti da
un misterioso luccichio proveniente dal
carretto. Mandammo Grisù in avanscoperta, e
proprio mentre cominciavo a credere in
qualcosa di mistico, ecco l'amara scoperta.
Era solo la luce del lampione che rifletteva
sulla stampella di uno sventurato, che stava
rovistando all'interno dei pacchi alla
ricerca di un metatarso.
crema
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