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Avrei
potuto definire eccellenti le condizioni
fisiche con le quali ero pronto ad
affrontare la prova del fosso di Torre
Boldone, se non avessi, malauguratamente,
incontrato qualche sera prima il mio
“amicone” Gian che, per ricambiare gli
apprezzamenti rivolti alla compagna, mi
aveva “affettuosamente” stritolato un polso.
Il Vertical del Coca non aveva– con mia
gradita sorpresa- lasciato strascichi
muscolari e, con l’amico Romeo, avevo
inoltre chiarito lo spiacevole episodio
maturato nel post-gara. Io ho riconosciuto
di essere stato battuto, ma in classifica
risultava che l’avevo preceduto. Lui si
sentiva finalmente appagato, di conseguenza
ho accettato anche io questa soluzione che
mi pareva congrua. La prova del Fosso
organizzata dall’Atletica la Torre segna
anche il rientro alle competizioni -dopo un
lunghissimo periodo di inattività- del Fò di
pe, Virus. L’avevo visto in occasione del
Trofeo Flores confabulare col Turri. Si
erano accordati sulla tattica da seguire. Il
Turri avrebbe “tirato” i primi due giri, il
Virus l’avrebbe poi lasciato per concludere
in bella progressione. Egoista! Nel pre gara
ho avuto il piacere di ricevere molti
complimenti per la mia abilità di narratore.
Tra i più “graditi”, quelli riservati da
Fabiola Calsana che, dopo aver tessuto le
lodi dei miei resoconti, mi suggeriva
candidamente di cambiare sport. Grazie cara!
Il riscaldamento è risultato invece più
impegnativo del solito, quasi una campestre.
Per sfuggire alle ire di Locatelli Luca e
Claudio Manzoni sono stato costretto ad
alcuni poderosi allunghi zigzagando tra i
campi. Dopo aver elargito alcuni consigli
tecnici al ”vecchio” Franco Togni , mi reco
alla partenza. Oltre 380 iscritti a questa
prova, dove tutti sono pronti a scannarsi
lungo i tre giri del percorso, per un totale
di 7.2km circa. Tra i partecipanti anche un
avvenente “Morettina”, che preferisco non
nominare perché vorrei mantenere un minimo
di polso. Obiettivo, migliorare il 26’.18”
dello scorso anno e “puntare” decisamente su
Maria Lacrima. Nell’ edizione 2011,
nonostante avessi disputato un ottima gara,
avevo concluso alle sue spalle per soli due
secondi. Quest’anno, oltre ad attraversare
uno splendido periodo di forma, la
“Sgargiolina” si è affidata anche ad un
tutor che le fa da guardaspalle, il
Brontolo. Ho dimenticato ancora a casa il
Garmin. Meglio così correrò a sensazione. Si
parte! La tattica è la solita, che è poi
quella più congeniale alle mie
caratteristiche. Primo giro semina, secondo
maturazione e raccolto, terzo spremitura.
Durante la semina è importante saper
pazientare senza farsi prendere dalla smania
di inseguire quei “semi” che il vento porta
lontano. Tra i molti Fò di pe presenti, in
quattro prendono il largo, sono: Maria,
Brontolo, Ivo e Velo. Dopo aver terminato il
primo giro un po’ contratto, comincio a
carburare e a distendere la” falcata”. Già
all’inizio del secondo, il Velo è maturo, lo
raccolgo e lo ripongo nel cestino. In
lontananza appaiono anche alcune fioriture
precoci che davano i primi segni di
appassimento. Al termine del secondo sono
attratto da una visione celestiale che
avrebbe mandato in visibilio qualsiasi
coltivatore diretto. Un trio composto da:
Brontolo, Bordogna e Gualdi Stefano. Un
intero frutteto in un sol boccone. Li
raggiungo in un baleno. Il Brontolo era
simile ad caco maturo, sarebbe bastata la
semplice pressione di un dito per
trafiggerlo. Il Gualdi, invece, ricordava un
ananas. Tarchiato, dotato di una solida
colonna portante e rivestito da una scorza
legnosa ricoperta di aculei. Ci voleva un
coltello ben affilato per sopraffarlo. E’ lo
stesso Gualdi che mi aveva umiliato nel
tratto finale di Carobbio. Quella nei suoi
confronti non posso nemmeno definirla una
“ferita aperta”, perché avevo ancora la
fredda lama del suo pugnale conficcata nella
schiena. Era giunto finalmente il momento di
estrarla . Il Bordogna invece… Colpo di
scena, non era lui. Era solo uno che gli
somigliava maledettamente. Quella “carogna”
aveva utilizzato un sosia nel tentativo di
fregarmi! Imbufalito cerco l’allungo, ma il
Gualdi non ne vuol sapere, non mi molla.
Proseguiamo spalla a spalla a ritmo
sostenuto. Io alto e slanciato, lui tozzo e
scoordinato, ci compensiamo divinamente. A
poco più di un km dall’arrivo ecco, un altro
frutto maturo pronto per essere raccolto,
l’Ermanno Rota. Dolcissimo!!! Arriviamo in
coppia – dopo aver superato un altro paio di
avversari- a 700/800m dall’arrivo e, mentre
penso a come liberarmi di lui per evitare un
altro finale drammatico, ecco la sorpresona.
Non credo ai miei occhi, una cinquantina di
metri avanti, scorgo quello che potrebbe
essere paragonato ad un albero colmo di
ciliegie mature, anche se in realtà era più
simile ad un mirtillo: l’Angelo Bordogna,
quello vero. Mi si rizzano quei pochi
capelli rimasti. Ciao Gualdi, io vado dall’
Angelì, ci si vede. L’allungo questa volta
non lascia scampo e, prima dell’ingresso del
centro sportivo sono alle costole del
Bordogna, pronto a spremerlo. Nel conclusivo
giro di pista sono una furia. Dopo aver
ingoiato l’Angelino, pizzico anche un big
della Torre, che in precedenza una sola
volta ero riuscito a battere. Era successo
lo scorso anno, ancora qui, l’avevo superato
anche in quell’occasione nel conclusivo giro
di pista, nel medesimo punto. Si trattava
del Vismara. Giù fette! Poco più avanti c’è
anche l’Ivo. E’ disperato quanto determinato
il mio tentativo di agguantarlo col pugnale
tra i denti, ma il farabutto si accorge
della mia presenza e allunga a sua volta
precedendomi all’arrivo per un paio di
secondi. Termino in 26’.13” e 60° posizione.
Cinque secondi in meno rispetto alla passata
edizione possono apparire poca roba, ma
considerando che anche io sono sempre più
maturo, posso ritenermi soddisfatto. La
Maria Lacrima purtroppo non l’ho neppure
avvistata. Ha concluso- prima tra le donne-
in 25’,50. Per poterla insidiare avrei forse
avuto bisogno di più polso. Maledetto Gian…
CREMA |
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