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Io
non volevo! E’ stata la caparbia insistenza
del Soldatino, unita alla scarsa
autorevolezza del mio Mister - che
consigliava vivamente di rinunciare a questa
maratona - a farmi affrontare questa nuova
disavventura. Mi sono iscritto l’ultimo
giorno utile, martedì 28/02. Il mercoledì
venivo subito aggredito da tosse, catarro e
muco, in quantità industriali, il venerdì
mattina sono ridotto uno straccio, ma la
domenica sono puntuale al ritrovo,
destinazione Piacenza. Ho seguito il
suggerimento “dietetico” del Soldatino. Il
sabato, oltre ai carboidrati assumere una
discreta dose di proteine. Per lui, pranzo
con controfiletto ai ferri e mezzo nodino di
vitello, avanzato dal figlio. Per me,
polpette in umido e mezza braciola, avanzata
dalla figlia. E poi dicono che alla partenza
di una maratona siamo tutti uguali… Sono
consapevole di non essere pronto per correre
“bene” questa distanza. Ho corso un solo
lunghissimo : 36km al 4.44, seguito per
giunta da un principio di congelamento a
mani e mandibola. Il mese di Gennaio – dove
ho ripreso ad allenarmi, dopo 35gg di stop -
l’ho dedicato al potenziamento, febbraio a
“metter su” chilometri. Praticamente sto
seminando. Il mister mi aveva avvertito che
era presto per il raccolto. La cosa mi
preoccupa relativamente, perché ho
constatato -tre volte su tre, nel 2011- che,
nonostante una buona preparazione, le
prestazioni ottenute si erano rivelate
drammatiche. Accantono quindi il debilitante
ed ormai chimerico “muro delle3 ore”, ma mi
pongo comunque un obbiettivo: h3.10/3.12.
Possibilmente tagliando il traguardo
correndo e non gattonando. Sono una dozzina
i Fò di pe presenti, tra mezza , 30km e
maratona. Grande assente, Coscia Pallida,
bloccato alla vigilia da un dolorosissimo
colpo di frusta rimediato nella serata del
giovedì, quella abitualmente dedicata al
sadomaso. Non disdegna comunque di elargire
consigli. Per me, è quello di restare
incollato all’esperto Vengo, che correrà
regolare al 4.25/4.30. Si parte, oltre 500
gli iscritti. I primi 5km si snodano tra le
vie della città e li corro in compagnia di
Vengo e Sigi. Sensazioni, non delle
migliori. La media è 4.17, rallento, ma
cerco di non perderli di vista. Tengo il
4.30 circa, fino al 12° poi, finalmente mi
sblocco. Raggiungo al 15° il duo Sigi/Vengo
e insieme si arriva alla mezza, dove si
passa in h 1.33. La strada che porta verso
il borgo di Grazzano Visconti (26km e giro
di boa, ) sale leggermente, il ritmo cala,
impegno e sforzo crescono. Il Sigi prende un
centinaio di metri di vantaggio, io
raggiungo il borgo pochi metri dietro al
Vengo ( non è un gioco di parole).
Fondamentale è giungere qui in buone
condizioni. Una volta attraversato Grazzano,
con il suo fastidiosissimo fondo ghiaioso,
la conseguente leggera discesa dovrebbe – in
teoria-- dare la carica per gli ”ultimi”
15km . Per me è l’inizio del tracollo. Sono
costretto a fermarmi, causa fitte atroci
all’altezza del fegato. Esco dal borgo a
pezzi, salto completamente anche con la
testa e non ho più voglia di correre. Mi
faccio tanta pena e sono afflitto dai sensi
di colpa. Arrivo perfino a convincermi di
possedere il malocchio. Stringo i denti e
cerco comunque di corricchiare (5.30km). Nel
frattempo, incrocio i maratoneti che
salgono, ma non trovo il coraggio di alzare
gli occhi. Arrivo al 28km e mi fermo
nuovamente. Sono distrutto! Sembra quasi che
i dolori ed i fastidi muscolari, si
moltiplichino in maniera esponenziale per
ogni km percorso. Ho già un principio di
bronchite e non vorrei tornarmene a casa in
barella. Per la prima volta prendo in seria
considerazione l’ipotesi del ritiro. Ma con
che faccia potrei presentarmi in sede Fò di
pe da ritirato? Certo, neanche presentarmi a
casa in barella … Mi impongo allora di
alternare 1-2 minuti di cammino, a 4-5 di
quella che viene definita, “corsetta
commovente”. Vengo passato anche dal
Gigione. Pazzesco!!! Giungo così al 32km,
dove la mia attenzione viene catturata da un
albero cresciuto ai margini della strada e
prematuramente germogliato. Lo riconosco,
era quell’albero tanto caro alla mia lepre,
che lo scorso anno proprio qui a Piacenza
avevo ingaggiato per abbattere il muro delle
tre ore. Il poveretto era incappato in una
lunga serie di disturbi gastrointestinali e
proprio alla radice di quella pianta si era
fermato a cagare per la sesta volta. Quei
germogli erano il frutto del suo immenso
lavoro. La media gira ora attorno al 6, poi
6.30, fino a raggiungere l’apice al 41km,
7.24. Chiudo stremato, sconsolato e
mentalmente indolenzito, in 3.33.22. Oltre
due ore per coprire i secondi 21km di questa
ennesima funesta maratona. Dopo una doccia
fredda, un piatto di pasta (al dente
quest’anno), un bicchiere di vino ed una
fetta di torta offerta dal tenero Giava, si
rientra. Un ampollosa lezione sull’autostima
- relatore Soldatino, compiaciuto del suo
3.04 – aiuta ad ingannare il tempo e rende
“piacevole” il viaggio di ritorno. Quando
varco la soglia di casa ritrovo finalmente
calore e conforto. Il mio piccolo
Alessandrino e la mia adorata Francy sono a
spasso con la mamma, tiro un sospiro di
sollievo e mi stendo sul divano. Ho tanto
bisogno di riposare… e riflettere.
CREMA |
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