ALIMENTAZIONE
L'organismo
umano
deve
introdurre
alimenti
e
bevande
per
tutta
la
vita.
Questo
continuo
apporto
è
essenziale.
Possiamo
paragonare
il
nostro
corpo
ad
un
grande
laboratorio
chimico
dove
avvengono
continuamente
reazioni
chimiche;
le
reazioni
chimiche
sono
possibili
solo
se
sono
presenti
i
reagenti
chimici.
Gli
alimenti
forniscono
i
reagenti
chimici
necessari.
In
una
reazione
chimica
i
cosiddetti
reagenti
interagiscono
fra
loro
e
ciò
che
si
ottiene
sono
i
prodotti.
Nelle
reazioni
chimiche
che
avvengono
nel
nostro
corpo
otteniamo
due
categorie
di
prodotti:
o
prodotti
che
servono
per
sviluppare
energia
o
prodotti
che
servono
per
motivi
plastici,
cioè
per
costruire
altre
cellule
o
per
costruire
nuove
molecole.
I
prodotti
che
hanno
funzione
energetica
servono
per
liberare
l'energia
necessaria
per
il
funzionamento
dei
muscoli,
per
l'attività
cardiaca,
per
la
motilità
intestinale
ed
altre
funzioni.
I
prodotti
che
hanno
funzione
plastica
servono
per
produrre
cellule
nuove
che
il
nostro
organismo
consuma
in
continuazione:
cellule
cutanee,
cellule
delle
mucose,
cellule
del
sangue.
Gli
alimenti
una
volta
introdotti
nell'organismo
sono
digeriti,
in
altre
parole
sono
gradualmente
demoliti
fino
all'ottenimento
di
molecole
semplici,
che
possono
così
essere
assorbite.
L'assorbimento
è il
passaggio
delle
molecole
dalla
cavità
intestinale
al
sangue,
il
quale
sangue
passa
inevitabilmente
dal
fegato.
Il
fegato
è,
di
fatto,
il
più
grande
laboratorio
chimico
del
nostro
organismo.
Gli
alimenti
sono
quantitativamente
e
qualitativamente
molto
vari.
In
realtà
dal
punto
di
vista
chimico
sono
costituiti
da
poche
categorie
di
molecole:
costituiscono
gli
alimenti
i
glucidi,
le
proteine,
i
grassi,
le
vitamine
e i
sali
minerali.
Apporto
dietetico
E'
lecito
chiedersi
quanto
debba
essere
il
nostro
consumo
giornaliero
di
alimenti.
Il
fabbisogno
giornaliero
è
stato
studiato
considerando
il
sesso,
l'età,
il
lavoro.
Possiamo
ricordare
che
l'apporto
calorico
è
determinato
dal
metabolismo
basale,
cioè
dall'insieme
di
funzioni
di
base
(il
battito
cardiaco,
la
respirazione,
la
termoregolazione,
etc),
e
dall'attività
motoria.
Come
indicazione
di
massima
possiamo
indicare
in
circa
3000
calorie
il
giorno
per
un
uomo
adulto
e
2400
calorie
il
giorno
per
una
donna
adulta
il
fabbisogno
giornaliero
calorico,
pur
ricordando
tutti
i
fattori
variabili.
In
una
dieta
equilibrata
l'apporto
calorico
deve
essere
così
distribuito:
glucidi
(zuccheri,
carboidrati):
65%proteine,
(protidi):
25%,
grassi
(lipidi):
10%.
Di
queste
tre
categorie
l'unico
veramente
indispensabile
sono
le
proteine,
perché
l'organismo
in
caso
di
bisogno
può
costruire,
col
suo
metabolismo
grassi
e
glucidi;
se
invece
mancano
le
proteine
l'organismo
non
è in
grado
di
produrle
partendo
da
glucidi
e
lipidi.
Nella
dieta
è
importante
non
solo
il
fabbisogno
calorico
totale
e
una
corretta
distribuzione
dell'apporto
calorico,
ma è
importante
anche
la
presenza
di
vitamine
e
sali
minerali.
VITAMINE
Le
vitamine
sono
sostanze
chimiche
necessarie
all'organismo
in
piccolissime
quantità.
Hanno
delle
funzioni
molto
particolari,
rivolgendosi
ad
esempio
alle
ossa,
al
sangue
e
alla
cute.
Esaminiamo
alcuni
semplici
esempi
di
vitamine.
Vitamina
D:
necessaria
per
il
metabolismo
del
calcio
e
quindi
del
sistema
scheletrico.
Vitamina
C:
necessaria
per
la
produzione
del
collageno,
cioè
di
una
parte
del
tessuto
connettivo;
una
sua
mancanza
si
traduce
in
una
debolezza
della
cute
e
delle
mucose,
rendendo
più
facili
le
infezioni.
Vitamina
K:
partecipa
all'attività
di
coagulazione
del
sangue.
Sali
minerali
I
sali
minerali
sono
sali
che
svolgono
importanti
funzioni
in
vari
settori
dell'organismo.
Esaminiamone
qualcuno.
Calcio:
serve
per
il
metabolismo
osseo.
Fosforo:
serve
per
il
metabolismo
osseo.
Ferro:
partecipa
alla
produzione
dell'emoglobina
dei
globuli
rossi.
Iodio:
partecipa
alla
produzione
d'ormone
tiroideo.
Fluoro:
previene
la
formazione
delle
carie.
Colesterolo
Tale
sostanza,
che
chimicamente
è
classificata
come
sterolo,
è
presente
in
diverse
forme:
in
particolare
quello
denominato
HDL,
più
denso,
ha
un'azione
protettiva
nei
confronti
dei
vasi
sanguigni,
mentre
quello
denominato
LDL
e
VLDL
a
bassa
densità
hanno
un'azione
lesiva
verso
la
parete
vascolare.
Inconvenienti
che
possono
causare
gli
alimenti
Gli
alimenti
sono
fondamentali
per
la
vita
di
ognuno,
ma
possono
essere
anche
fonte,
per
motivi
diversi,
di
inconvenienti
per
la
salute.
Tali
inconvenienti
possiamo
così
riassumerli:
-
alimentazione
quantitativamente
ridotta
o
eccessiva
-
allergie
alimentari
-
intolleranze
alimentari
-
tossinfezioni
alimentari.
Allergie
alimentari
Gli
alimenti
possono
scatenare
vere
reazioni
allergiche,
del
tipo
orticaria,
asma,
shock
anafilattico.
Le
allergie
sono
reazioni
immunitarie
dell'organismo
nei
confronti
di
sostanze
introdotte
nell'organismo.
Una
persona
può
essere
allergica
ad
un
alimento
e
subire
un
vero
e
proprio
shock
anafilattico.
L'allergia
si
ripresenta
ogni
volta
che
l'alimento
è
ingerito
dal
soggetto
allergico,
e
segue
un
meccanismo
ben
definito.
Intolleranze
alimentari
Gli
alimenti
possono
essere
di
difficile
digestione,
oppure
possono
irritare
la
mucosa
intestinale,
oppure
dare
vere
e
proprie
malattie
quali
il
morbo
celiaco,
dovuto
all'ingestione
di
glutine
di
glutine
in
un
soggetto
che
ha
un
deficit
del
suo
assorbimento.
Per
intolleranza
s'intende
la
situazione
in
cui
un a
persona
non
tollera
un
alimento.
Non
è
un'allergia,
dove
c'è
una
reazione
esagerata,
abnorme
del
sistema
immunitario,
ma
una
risposta
dell'organismo
che
non
tollera
una
certa
sostanza.
Esempio
tipico
d'intolleranza
alimentare
è il
morbo
celiaco,
in
cui
l'organismo
è
danneggiato
dal
glutine,
una
proteina
vegetale.
Ingerendo
glutine
l'intestino
viene
come
rovinato
e
alla
fine
l'intestino
non
è
più
in
grado
di
esercitare
la
sua
funzione,
cioè
quella
di
assorbire
gli
alimenti.
Il
paziente
dimagrisce
gradatamente,
pur
alimentandosi.
Tossinfezioni
alimentari
Nell'atto
del
mangiare
l'organismo
può
introdurre
anche
dei
microbi
in
grado
di
dare
una
infezione,
cioè
una
malattia,
cioè
una
infezione
alimentare.
Oppure
può
essere
introdotta
una
sostanza
tossica
prodotta
da
un
microbo,
ed
allora
si
parla
di
intossicazione
alimentare.
Malattie
come
la
salmonellosi,
l'epatite
virale
A ed
altre
sono
causate
dalla
ingestione
di
alimenti
che
contengono
anche
questi
microbi.
La
presenza
di
salmonelle
in
alimento
provoca
un'infezione.
La
tossina
dello
stafilococco
presente
nell'alimento
provoca
un'intossicazione.
ALIMENTAZIONE
E
GARA
Prima
della
gara
Una
norma
prioritaria
è
quella
di
evitare
invenzioni
dietetiche
dell’ultima
ora.
Diete
iperproteiche, iperglicidiche,
integratori
alimentari
vari,vitamine
e
sali
minerali,
ecc.,
oltre
a
non
moltiplicare
le
energie dell’atleta,
possono
addirittura
pregiudicarne
il
rendimento.
Infatti:
- un
forte
consumo
di
proteine
rischia
di
alterare
il
pH
del
sangue
portandolo
verso
la
acidità.
Inoltre
aumenta
il
sovraccarico
di
scorie
metaboliche.
-
l’eccesso
di
grassi
crea
difficoltà
digestive.
- un
eccesso
di
vitamine
e
sali
minerali
non
possono
essere
immagazzinati
come
scorte
e
quindi
non
utilizzabili
oltre
la
normale
presenza
nell’organismo.
Può
solo
essere
aggravato
il
lavoro
degli
organi
deputati
al
ricambio
(smaltimento
delle
scorie).
Inoltre:
- il
pasto
dovrebbe
essere
facilmente
digeribile
e
ricco
di
polisaccaridi
(zuccheri
complessi
come
pane,
pasta,
ecc.)
che
garantiscono
un
tasso
glicemico
del
sangue
costante
per
molte
ore.
Tenere
presente
che
i
vari
principi
alimentari
vengono
resi
disponibili
per
l’organismo
solo
dopo
5-8
ore
dal
pasto;
-
vanno
evitati
i
cibi
flatulenti,
capaci
di
determinare
un
notevole
sviluppo
di
gas
(carote,
fagioli,
ceci,
lenticchie,
pane
integrale,alcuni
tipi
di
verdure
e
frutta;
- un
eccesso
di
alcuni
zuccheri
semplici
può
determinare
una
ipoglicemia
reattiva
e
quindi
abbassare
notevolmente
il
tasso
zuccherino
del
sangue.
La
preferenza
va
data
al
levulosio
ed
al
fruttosio
che
facili
tano
il
rilascio,
da
parte
delle
ghiandole
surrenali,
di
catecolamine (amine
biogene
che
possono
avere
funzioni
di
neurotrasmettitori
o di ormoni,
specialmente
adrenalina)
che
inibiscono
la
produzione
di
insu-
lina
da
parte
del
pancreas.
Questo
evita
l’ipoglicemia
reattiva
(o
rimbalzo
ipoglicemico).
Con
questo
termine
si
intende
la
reazione
dell’organismo
all’ingestione
di
alcuni
zuccheri
semplici
che,
dopo
un
primo
innalzamento
dei
valori
glicemici
nel
sangue,
fanno
produrre
un
eccesso
di
insulina
che
tende
a
riportare
la
situazione
ai
valori
normali.
In
relazione
alle
alte
dosi
di
zucchero
ingerito,questo
può
avvenire
in
maniera
esagerata
e
tale
da
abbassare
i
valori
glicemici
fino
a
procurare
una
ipoglicemia
vera
e
propria
ed i sintomi
ad
essa
collegati
come
la
stanchezza
generale,
sudorazione
fredda,
tremore
alle
gambe,
irritabilità,
ecc.
La
somministrazione
di
zuccheri
semplici
va
rimandata
al
momento
del
riscaldamento
prima
della
gara.
Altri
zuccheri
possono
essere
somministrati
solo
durante
la
gara
in
quanto
la
liberazione
di catecolamine,
derivanti
dalla
attività
fisica,
inibisce
la
liberazione
di
insulina
e
quindi
evita
l’ipoglicemia
reattiva.
Dopo
il
pasto
principale
e
fino
a
30-40
minuti
prima
dell’inizio
della
gara,
possono
essere
utilizzate
delle
razioni
di
attesa
composte
di
frutta
e
verdura
centrifugate,
da
bere
a
sorsi
ogni
30-40
minuti,
oppure
bevande
energetiche
a
base
di maltodestrine
(polimeri
del
glucosio),quindi
zuccheri
semplici
uniti
a
sali
minerali
e
vitamine.
Secondo Sherman
(1989)
con
l’assunzione
di
312
grammi
di
carboidrati 4
ore
prima
di
una
esercitazione
molto
sostenuta,
la
prestazione
fisica
può
essere
aumentata
anche
del
15%,
mentre
quantità
inferiori
(45
o
156
grammi)
non
sembrano
avere
nessuna
incidenza.
Durante
la
gara
Una
gara
prolungata,
indipendentemente
dalle
caratteristiche
dell’impegno
muscolare,
determina
un
utilizzo
più
o
meno
accentuato
di
tutti
i
principi
alimentari.
Prioritariamente
i
glicidi,
quindi
i
grassi,
ed
in
parte
minore
le
proteine.
Viene
anche
disperso
il
patrimonio
idrico,salino
e
vitaminico
che
va
opportunamente
reintegrato.
Esistono
in
commercio
degli
alimenti
“formula”
specifici
per
questo
scopo.
Si
consiglia
somministrarli
con
acqua
o
frullati
di
frutta
in
modo
da
ricostituire
sia
il
patrimonio
salino
che
idrico.
In
alcune
discipline
di
lunga
durata
(es.:
corse
ciclistiche
su
strada) può
essere
necessario
anche
un
intervento
con
cibi
solidi,
ovvero
dei piccoli
pasti
veri
e
propri.
Questa
razione,
composta
da
zuccheri
semplici,
proteine
e
lipidi
(latte
e
formaggi
magri,
uova)
deve
essere suddivisa
in
piccole
porzioni
(non
superiori
ai
50
gr)
e
consumata
a intervalli
regolari.
Dopo
la
gara
Scopo
principale
è il
recupero
fisico
reintegrando
innanzitutto
il glicogeno
muscolare
e le
riserve
glucidiche
in
genere,
il
patrimonio
idrico,
la
correzione
dell’acidosi
metabolica
e
l’eliminazione
delle
scorie.
Dopo
un
esercizio
fisico
intenso
occorrono
circa
20
ore
per
ricostituire le
scorte
di
glicogeno
muscolare
(viene
ricostituito
mediamente
del 5%
ogni
ora
dopo
lo
sforzo).
Alcuni
studi
hanno
dimostrato
l’importanza
della
somministrazione glucidica
immediatamente
dopo
la
competizione
in
quanto
nelle
prime
due
ore
la
velocità
di
risintesi
del
glicogeno
è
maggiore.
Si
possono
utilizzare
snack
o
altri
integratori
molto
zuccherati
(1-1,5
gr
per
kg
di
peso
corporeo).
Secondo
Coyle
entra
30
minuti
dal
termine
della
gara
andrebbero
somministrati
50-100 gr
di
zuccheri
per
proseguire
con
ulteriori
apporti
a scadenza
di 2
ore
fino
ad
un
totale
di
500-600 gr
nell’arco
delle
successive
20
ore.
Lo
stesso Coyle
consiglia
glucosio,
saccarosio e
amidi
rispetto
al
fruttosio.
Infatti
i
primi
sarebbero
in
grado
di risintetizzare
il
glicogeno
muscolare
in
ragione
del
5-6%
ogni
ora, mentre
il
fruttosio
si
limiterebbe
al
2%
circa.
Anche
in
questo
caso
i
centrifugati
di
frutta
e
verdura
(anche
macedonia),addizionati
con
un
poco
di
sale
da
cucina
ed
eventualmente
miele, costituiscono
un
ottimo
mezzo.
Vanno
somministrati
subito
dopo
la
gara
a
intervalli
di
30
minuti circa
in
ragione
di
200 cc.
Inoltre
può
essere
bevuta
acqua
minerale
alcalina
(per
bilanciare
la
acidità
del
sangue
dovuta
al
lavoro
muscolare
intenso
e
prolungato) con
aggiunta,
per
ogni
100
cc,
di
gluconato
di
potassio
e
cloruro
di
sodio.
Può
essere
utile
anche
la
somministrazione
delle
vitamine
B6 e
B12
in quanto
favoriscono
la
ricostruzione
plastica
dei
tessuti
ed
il
ritorno
alla
normalità
della ammoniemia,
azotemia,
abbassando
anche
il
tasso
di
tossicità
di
alcuni cataboliti.
Il
pasto
dopo
la
gara
non
deve
sovraccaricare
l’apparato
digestivo:
-
per
il
recupero
energetico
è
bene
non
affrontare
alcun
impegno
digestivo
di
rilievo
prima
che
siano
passate
almeno
2
ore
dalla
competizione.
È
questo,
in
media,
il
tempo
occorrente
a
far
tornare
il
meta-
bolismo
e la
circolazione
sanguigna
ai
valori
normali;
-
vanno
ridotti
notevolmente
le
proteine
animali
e
gli
alimenti
acidogeni
(carni,
uova,
pesce,
grassi,
cereali,
ecc.),
in
modo
da
non
produrre
ulteriori
scorie
metaboliche
nel
circolo
sanguigno;
- la
preferenza
va
data
ai
cibi
alcalogeni
(latte,
frutta,
verdura,
ecc.);
-
l’apporto
calorico
deve
essere
inferiore
di
circa
1/3
rispetto
al
normale
fabbisogno
quotidiano.
FABBISOGNO
ENERGETICO
E
REGOLAZIONE
DEL
PESO
CORPOREO
Rispetto
al
sedentario,
considerando
che
l’atleta
necessita
di
fabbisogni
alimentari
diversi soprattutto
in
termini
quantitativi,
nel
calcolo
energetico
giornaliero,
oltre
alla
qualità,
bisogna
considerare
il
dispendio
calorico ulteriore
che
comporta
l’attività
sportiva.
Nell’arco
della
giornata
(24
ore),
il
fabbisogno
energetico
dello
sportivo
viene
calcolato
tenendo
presenti
(calorie
consumate):
-
attività
normalmente
svolta,
come
il
lavarsi,
vestirsi,
camminare,guidare,
leggere,vedere
la televisione,
il
riposo
pomeridiano
e
notturno,
ecc.;
-
tipo
di
allenamento
svolto,
quindi
entità
e
durata
dello
sforzo fisico;
-
termogenesi
indotta
dalla
dieta,
detta
anche
azione
dinamico
specifica
degli
alimenti,
che
è il
consumo
calorico
derivante
dalla
digestione
ed
assimilazione
del
cibo.
In
media
richiede
circa
il
10%
delle
calorie
ingerite.
In
particolare
le
proteine
richiedono
il
10-35%
del
totale,mentre
i
glicidi
il
5-10%
e i
grassi
il
2-5%;
-
metabolismo
basale,
che
rappresenta
il
dispendio
energetico
derivante dallo
svolgimento
dei
processi
vitali
dell’organismo
(respirazione, attività
dell’apparato
cardiocircolatorio,
digestione,
escrezione,
mantenimento
della
temperatura
corporea
a
37°
circa,
accrescimento
e riparazione
dei
tessuti
cellulari,
ecc.).
Il
metabolismo
basale
varia
in
funzione
dell’età,
sesso,
razza,clima,
tipo
di
attività
svolta,
ecc.
Il
freddo
esalta
il
consumo
calorico
di
base
in
quanto
l’organismo sostiene
uno
sforzo
ulteriore
a mantenere
costante
la
temperatura corporea.
Gli
stati
di
ansia
possono
aumentarlo
fino
al
50%.
Dopo
i 30
anni
subisce
un
decremento
costante
che
giunge
fino
al
30%
oltre
i 70
anni.
Questo
fatto
costituisce
una
delle
cause
dell’aumento
di
peso
per
chi,
avanzando
negli
anni,
mantiene
inalterate
certe
abitudini
alimentari.
Durante
il
sonno
si
abbassa
del
7%
circa.
Si
può
effettuare
un
semplice
e
approssimativo
calcolo
del metabolismo
basale
nelle
24
ore
considerando
che
l’organismo,
in
stato
di
riposo,
consuma
circa
1
Caloria
per
kg.
di
peso
corporeo
(0,9
per
le
donne)
ogni
ora.
LA
DIMINUZIONE
DEL
PESO
CORPOREO
La
difficoltà
che
incontra
un
atleta
nel
diminuire
il
peso
corporeo
è essenzialmente
legata
alla
parallela
perdita
di
efficienza
fisica, specialmente
nelle
discipline
a
forte
impegno
muscolare.
Infatti
oltre ai
grassi
vengono
persi
sali
minerali
e
proteine
muscolari.
In
teoria
per
perdere
100
grammi
di
grasso
sottocutaneo
(formato
dal 90%
di
grassi
e
10%
di
acqua)
occorre
consumare
circa
800-900
Calorie.
In
una
dieta
ipocalorica
per
dimagrire,
i
primi
giorni
si
perdono essenzialmente
liquidi
(il
minor
apporto
glicidico
porta
ad
eliminazione
di
acqua
in
quanto
esiste
un
rapporto
cellulare
di
2,8:1
di equilibrio
tra
glicidi
ed
acqua
corporea).
In
seguito
viene
intaccato
il
grasso
sottocutaneo,
ma
si
instaura anche
il
meccanismo
difensivo
detto
di
“risparmio”,
che
comporta
un consumo
calorico
nettamente
inferiore
(fino
al
20%)
per
sostenere
il
metabolismo
basale.
Inoltre
un
minor
consumo
calorico
a
parità
di lavoro
svolto
ed
una
maggiore
assimilazione
del
cibo
ingerito.
Un
dimagrimento
che
mantiene
pressoché
inalterata
l’ottimale
efficienza organica
e
muscolare
non
dovrebbe
andare
oltre
un
consumo
di
grasso
sottocutaneo
superiore
ai
2-2,5
kg
ogni
15
giorni.
Più
precisamente l’1%
del
peso
reale
a
settimana.
In
una
dieta
in
equilibrio
tra calorie
ingerite
e
calorie
consumate,
per
perdere
1
kg.
di
grasso
a settimana
si
dovrebbe
ridurre
l’apporto
giornaliero
di
circa
1150
Calorie.
Inoltre
i
principi
alimentari
devono
essere
sempre
presenti
tutti
ed in
maniera
equilibrata
in
quanto:
- i
grassi
veicolano
le
vitamine
liposolubili;
- i
glicidi
tamponano
lo
stato
di
chetosi
conseguente
al
consumo
di grasso
sottocutaneo;
- le
proteine
sono
indispensabili
per
la
loro
azione
plastica.
Se
sopravvengono
sintomi
di
nervosismo,
insonnia,
facile
stanchezza
fisica
e
psichica,significa
che
la
dieta
per
il
calo
peso
non
è
applicata
correttamente.
Uno
dei
mezzi
più
semplici
utilizzati
per
diminuire
il
peso
corporeo
è la
corsa
di
durata.
Per
essere
efficace
deve
protrarsi
oltre
i
20-30
minuti
in
quanto
solo dopo
questo
limite
inizia
la
mobilizzazione
dei
grassi
che
segue l’utilizzo
iniziale
dei
glicidi.
Un
calcolo
molto
semplice
per
calcolare
il
dispendio
calorico
nella
corsa
è
quello
di
considerare
che
un
atleta
allenato
spende
circa
0,9
Calorie
per
kg
di
peso
corporeo
per
ogni
Km
percorso, indipendentemen-
te
dal
ritmo
utilizzato.
Un
buon
programma
per
dimagrire
deve
tenere
conto
delle
calorie ingerite
e di
quelle
consumate
nelle
24
ore.
Ovviamente
anche
della
qualità
degli
alimenti
ingeriti.
Pertanto
bisogna
considerare:
-
numero
di
calorie
ingerite
-
numero
di
calorie
consumate
attraverso:
-
attività
comunemente
svolta
-
attività
sportiva
svolta
-
termogenesi
indotta
dalla
dieta,
quindi
togliere
dal
totale
delle calorie
ingerite
il
10%
circa
che
viene
utilizzato
dalla
esaltazione metabolica
cellulare
del
processo
digestivo;
-
metabolismo
basale
nelle
24
ore,
calcolato
con
la
formula
esposta precedentemente,
considerando
che
il
sonno
lo
abbassa
del
7%
circa
(nelle
tabelle
esposte
sulle
attività
comuni
e
quelle
sportive
svolte,
è
già
compreso).
In
maniera
molto
più
semplice
si
può
pesare
l’atleta
giornalmente
e
verificarne
le
oscillazioni
di
peso
nell’arco
di
circa
2
settimane
e
regolarsi
di
conseguenza.
Va
anche
tenuto
presente
come
la
dieta
per
dimagrire
comporti
un
consistente
consumo
di
grasso
sottocutaneo.
Questo
mette
in
circolo
i
corpi
chetonici
(acidi
derivati
dall’acido
acetoacetico) che
aumentano
l’acidità
del
sangue
(che
si
somma
a
quella
procurata
dall’allenamento)
.
Un
errore
grave
che
spesso
viene
fatto
dagli
atleti
è
quello
di
trascurare
la
presenza
dei
glicidi
nella
dieta.
I
glicidi
sono
i
primari
fornitori
di
energia
e,
nel
caso
specifico
del
calo
peso,attenuano
la
tendenza
del
sangue
verso
l’acidità
tamponando
l’azione
dei
corpi
chetonici.
Alcuni
espedienti
normalmente
utilizzati
per
dimagrire,
inteso
come consumo
di
grasso
sottocutaneo,
oltre
all’inefficacia
possono comportare
danni
per
la
salute:
- i
diuretici
e la
sauna
fanno
solo
perdere
momentaneamente
acqua
e sali
minerali
come
il
sodio,
potassio
e
cloro.
Questo
può
comportare
disfunzioni
cellulari,
nervosismo,
crampi muscolari
e
perdita
di
efficienza
fisica.
I
diuretici
fanno
anche parte
delle
sostanze
vietate
inserite
nella
lista
del
doping;
- i
massaggi
possono
solo
aiutare
nel
recupero
dalla
fatica
muscolare ma
non
intaccano
minimamente
le
riserve
di
grasso
sottocutaneo (l’unico
che
consuma
calorie
e
può
dimagrire
è
il
massaggiatore!);
- le
tute
sintetiche
non
fanno
evaporare
il
sudore
e
quindi
danno
solo
l'impressione
di
una
maggiore
sudorazione.
Se
messe
a
contatto
della
pelle
possono
causare
irritazioni
alla
cute
e
alterazione
nella
traspirazione
tra
pelle
e
ambiente
(termoregolazione
corporea).
L’AUMENTO
DEL
PESO
CORPOREO
Specialmente
nelle
discipline
strutturate
in
categorie
di
peso,
alcuni
atleti
possono
avere
bisogno
di
acquisire
peso
corporeo
ed
in
particolare
massa
muscolare.
L’incremento
ponderale
inteso
come
peso
“attivo”
può
essere
ottenuto
con
una
appropriata alimentazione
unita
all’inserimento
di
strategie allenanti
che
favoriscono
la
sintesi
proteica.
Può
risultare
utile
un
lavoro
con
i
sovraccarichi
dosati
secondo
i
principi
del
bodybuilding.
La
dieta
deve
basarsi
sull’ingestione
di
glicidi
altamente
energetici e
di
facile
digeribilità (riso
e
pasta,
patate,
biscotti,
marmellate,
frutta
cotta
zuccherata,
ecc.),
proteine
(latte
e
carni
facilmente
digeribili
come
il
vitello ed
il
pollo),
pochi
grassi
(preferibilmente
olio
di
oliva).
L’apporto
di
vitamina
E,
B12
e
proteine
ricche
di
aminoacidi
a catena
ramificata
possono
favorire
la
sintesi
proteica.
L’appetito
può
essere
aumentato
prendendo
mezz’ora
prima
dei
pasti
un
cucchiaio
di
glucosio
diluito
in
succo
di
frutta.
Una
dieta
iperproteica
deve
tenere
conto
del
giusto
apporto
di
glicidi e
acqua,
vitamina
B1 e
potassio
necessari
per
agevolare
lo
smaltimento
delle
scorie
azotate.
L’eccesso
proteico
può
addirittura
creare
difficoltà
nel
ricambio
e
nella
ricostituzione
di
nuove
strutture cellulari.
In
particolare
i
prodotti
derivati
dalla
disgregazione
delle
proteine possono
evidenziare
diversi
problemi
come
l’aumento
del
carico
di scorie
tossiche
(che
si
uniscono
a
quelle
derivanti
dalla
attività
fisica),
affaticamento
dei
reni
e
del
fegato,
acidosi
del
sangue, disturbi
digestivi,
eccitazione
nervosa
e
ghiandolare,
colesterolemia.
NEWS
sull'allenamento
a
Cura
di
Monti
Learco
e
farmasalute